È questione di scelta

Siamo tutti in grande difficoltà, fisica ma, soprattutto, emotiva. È un periodo decisamente faticoso che sta riportando a galla tante storie, tanti episodi vissuti, antichi, ma che, inconsciamente, ci hanno accompagnato per tutta la vita.

Sarà che sono da sempre alla continua ricerca di serenità, tranquillità e pace, ma continuo a notare, intorno a me, l’affanno con cui tanti si ritrovano a vivere o forse solo a sopravvivere.

Stamattina, venendo al lavoro, ho avuto modo di «arrabbiarmi» con autisti spavaldi, indisciplinati e decisamente un po’ stronzi, che furbescamente si insinuavano tra le file per guadagnare 3-5 minuti di tempo nel traffico. Ecco, un episodio così, qualche tempo fa, avrebbe fatto di me una potenziale assassina, perché la voglia di strangolarli mi sarebbe salita velocissimamente, e la rabbia avrebbe annebbiato il mio cervello.

Qualche tempo fa, ma, per fortuna, ora non più..

Sarà la stanchezza, lo sfinimento, ma effettivamente mi chiedo perché farsi il sangue amaro, o farsi impossessare dalla rabbia, per episodi come questi.. E lo stesso vale per gli attriti con il vicino, col capo, con il figlio, il padre, il parente lontano, l’amico su Facebook, ogni essere vivente con il quale troviamo un motivo di possibile scontro.

Altre volte, leggendo qua e là, provo un malessere comprendendo quanto ancora siamo lontani dal concetto di «fratellanza», dai principi cristiani con i quali piace riempirci la bocca.. ma che nei fatti, sono lontani anni luce dal nostro cuore. E spesso questa distanza è assurdamente più grande proprio in chi si professa cristiano..

Volendo dare una interpretazione puramente sociale, mi verrebbe da dire che spesso, alla base, manca il senso civico, il rispetto dell’altro, chiunque esso sia, qualunque sia il sesso o il colore della sua pelle. Ma come si sa, l’educazione civica non si insegna più, neppure in casa, per cui passa il messaggio che bisogna essere «furbi» per vivere e ottenere di più dalla vita e che chi si comporta in modo «corretto», alla fine, è solo un povero scemo..

Volendo dare una interpretazione umana, invece, mi viene da chiedere a cosa serva alimentare questa rabbia, questa collera collettiva? A me, a noi tutti, personalmente, cosa porta di utile alimentarla? La nostra giornata, la nostra vita scorrerà lo stesso, e sta solo a noi decidere come vivere, sta solo a noi stabilire la qualità che vogliamo dare alla nostra vita.

Vivere così ci piace? Vivere di tensioni, di ansie e di paure è veramente quello che vogliamo? Come ci arricchiamo interiormente alimentando odio invece che amore? Veramente ci sentiamo superiori agli altri con tanto odio nel cuore? E questo è quanto sperava Gesù dando origine al Cristianesimo? Stiamo veramente facendo quanto Lui auspicava?

La mia risposta a tutto questo è «basta, non ne posso più».

La domanda successiva che mi pongo è questa: come posso fare per uscire fuori da tutto questo?

E la risposta è così semplice.. dobbiamo lasciar andare, dobbiamo lasciar scorrere, fluire le cose, i fatti, le situazioni. Lasciar andare, imparando ad agire e non più a reagire; comprendere che l’unica cosa che possiamo cambiare è noi stessi, non possiamo cambiare altro che il nostro cuore.

E tanto più vediamo lo schifo intorno a noi, tanto più lo schifo è in noi, perché ormai sappiamo che il mondo intorno e l’«altro» sono solo specchi nei quali ci riflettiamo e vediamo in nostro sentire profondo.

Vediamo un commento violento? Lasciamolo lì, non alimentiamo il sentimento negativo che c’è dietro, perché spesso, dietro una difesa si nasconde la stessa violenza dell’attacco.

Tutto è caotico? Disumano? Tutto è un caos? Cerchiamo di mettere ordine in noi, confidiamo nel nostro cuore e alimentiamo l’armonia, la pace, la serenità e così facendo, troveremo, anzi!, creeremo un mondo migliore.

Qualche giorno fa ho letto delle parole bellissime e piene di amore e che ora voglio condividere qui come messaggio di speranza e soluzione quotidiana:

«Bella la delicatezza di fermarsi. Appena in tempo, per non ferire.»           Cit. Web

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