Tutto è come prima?

Pensiamo davvero di essere come eravamo sei mesi fa?

Anche se siamo tornati a vedere le partite in tv, siamo tornati a lavorare negli uffici, a fare la spesa senza le lunghe file, tutto è cambiato rispetto a prima.

Siamo stati costretti a guardarci dentro, ne abbiamo avuto paura, ma non abbiamo avuto scelta. Alcuni si sono riposati, hanno apprezzato lo stare in casa e vivere a dimensione umana, considerando la casa come un rifugio sicuro e confortante; altri hanno sofferto una prigionia e una inattività anomala, hanno risentito della impossibilità di frequentare parenti e amici, moltissimi hanno dovuto affrontare problemi economici esistenziali, molti si sono ritrovati pesantemente soli.

Le cose dentro di noi, nel nostro cuore, sono state difficili da comprendere ma inesorabilmente abbiamo dovuto affrontare le nostre paure, le nostre tristezze, perché non potevamo superarle senza averle attraversate.

Siamo uguali a prima? Proprio no.. il cambiamento che, nonostante noi, è avvenuto, ci porterà a mantenere una attenzione diversa per molte cose.. abbiamo avuto la possibilità di tornare umani e da questo non torneremo indietro.

Diamo risalto alle belle cose, alla gioia, all’unione, non alimentiamo sentimenti di odio, giudizio e rabbia.. fanno solo stare male noi e gli altri ..

Ed è ora di dire basta allo stare male.. viviamo nella gioia e nell’amore, perché abbiamo finalmente aperto il cuore alla vita..!

💚

Camminiamo insieme

Lo stiamo facendo da sempre e non ce ne siamo mai resi conto..

Forse solo ora, costretti a restare isolati ed in compagnia di noi stessi, solo  ora dicevo, cominciamo a guardarci dentro.

Cosa troveremo in noi?

Sicuramente tanta paura.. paura per i nostri cari, paura per noi, e in fondo, paura che il mondo da noi conosciuto non esista più.

Cerchiamo però di comprendere bene cosa, del mondo di ieri, sia così importante da essere rimpianto.

Se guardo alle mie giornate di un mese fa, vedo una persona stanca che rincorre la vita, tra orari, scadenze, percorsi, traffico, lavoro.

E, al livello personale, screzi, fraintendimenti, discussioni, giudizi su persone che mi vivono accanto.

Una vita faticosa, non solo per il fisico, ma soprattutto per l’anima.

Ora?

Personalmente sono serena dentro. Sto bene.

Sto rispettando me stessa e i miei tempi nel fare le cose; ho la fortuna di poter lavorare da casa e dedico al lavoro il giusto tempo.

Ho il piacere di guardare il mio giardino e di trovarci il soffione che mi piace tanto.

E intorno a me una parte della mia famiglia, che amo e rispetto. Ma anche quelli che non mi sono accanto fisicamente, sono con me, nei miei pensieri, molto più di prima, in modo molto più autentico.

Sento la mancanza fisica di un abbraccio con loro, mi accontento di un sorriso in videochiamata, ma ora so quanto sia importante quel sorriso per il mio cuore.

Certo, vedo il dolore, i lutti, la paura della malattia, per il proprio lavoro, per il proprio futuro economico.

Il dolore lo vedo e lo rispetto.

Sto provando a non farmi trasportare dalle emozioni negative che ci sono dietro, e provo a guardare questi reali problemi solo con grande rispetto, immensa comprensione e infinito Amore.

E faccio scendere le lacrime quando vedo la gente cantare, battere le mani, suonare per farsi vedere dal loro prossimo, l’altra parte di sé, apparentemente separata.

E voi? Avete provato a riflettere su questo?

L’isolamento ci ha portati a cercare il cuore degli altri intorno a noi e potremo dire di averlo trovato solo quando non parleremo più di italiani, francesi, tedeschi, americani o cinesi o di qualsiasi altra nazionalità o etnia esistente sulla Terra.

Quando comprenderemo, con il cuore, che non esiste separazione tra gli uomini, perché siamo solo noi a volerla vedere così ad ogni costo.

E allora, solo allora, ci renderemo conto di essere tornati all’Uno.

Camminiamo insieme.

💚

Il Natale di Gaia

Quest’anno, per Natale, vi chiedo una cosa un po’ strana.. vi chiedo un regalo per la Terra, Gaia, che ha veramente bisogno di ciascuno di noi.

Fermatevi un minuto, da soli o in compagnia, e chiudete gli occhi immaginando di fronte a voi un enorme soffione.

Per ciascun seme, pensate o dite ad alta voce una qualità che vorreste regalare alla Terra: Amore, Pace, Gioia, Serenità, Stabilità, Fratellanza, Comprensione, Assistenza, Unione, o qualsiasi altro dono che vorreste farle con il cuore.

A questo punto, con tutto il fiato che avete, soffiate sul soffione ed immaginate che tutti i suoi semi, carichi dei vostri preziosi doni, vengano sparsi nell’aria e raggiungano le parti del pianeta che ne hanno un estremo bisogno..

Un piccolo gesto, da fare, con altri o da soli, ma che può cambiare il destino di ciascuno di noi.

Sereno Natale Gaia, sereno Natale a tutti.

💚

P.S.: Per chi vuole, la meditazione del soffione è disponibile al link http://sois.fr/fileadmin/mp3/Pissenlit_fr_it.mp3

È questione di scelta

Siamo tutti in grande difficoltà, fisica ma, soprattutto, emotiva. È un periodo decisamente faticoso che sta riportando a galla tante storie, tanti episodi vissuti, antichi, ma che, inconsciamente, ci hanno accompagnato per tutta la vita.

Sarà che sono da sempre alla continua ricerca di serenità, tranquillità e pace, ma continuo a notare, intorno a me, l’affanno con cui tanti si ritrovano a vivere o forse solo a sopravvivere.

Stamattina, venendo al lavoro, ho avuto modo di «arrabbiarmi» con autisti spavaldi, indisciplinati e decisamente un po’ stronzi, che furbescamente si insinuavano tra le file per guadagnare 3-5 minuti di tempo nel traffico. Ecco, un episodio così, qualche tempo fa, avrebbe fatto di me una potenziale assassina, perché la voglia di strangolarli mi sarebbe salita velocissimamente, e la rabbia avrebbe annebbiato il mio cervello.

Qualche tempo fa, ma, per fortuna, ora non più..

Sarà la stanchezza, lo sfinimento, ma effettivamente mi chiedo perché farsi il sangue amaro, o farsi impossessare dalla rabbia, per episodi come questi.. E lo stesso vale per gli attriti con il vicino, col capo, con il figlio, il padre, il parente lontano, l’amico su Facebook, ogni essere vivente con il quale troviamo un motivo di possibile scontro.

Altre volte, leggendo qua e là, provo un malessere comprendendo quanto ancora siamo lontani dal concetto di «fratellanza», dai principi cristiani con i quali piace riempirci la bocca.. ma che nei fatti, sono lontani anni luce dal nostro cuore. E spesso questa distanza è assurdamente più grande proprio in chi si professa cristiano..

Volendo dare una interpretazione puramente sociale, mi verrebbe da dire che spesso, alla base, manca il senso civico, il rispetto dell’altro, chiunque esso sia, qualunque sia il sesso o il colore della sua pelle. Ma come si sa, l’educazione civica non si insegna più, neppure in casa, per cui passa il messaggio che bisogna essere «furbi» per vivere e ottenere di più dalla vita e che chi si comporta in modo «corretto», alla fine, è solo un povero scemo..

Volendo dare una interpretazione umana, invece, mi viene da chiedere a cosa serva alimentare questa rabbia, questa collera collettiva? A me, a noi tutti, personalmente, cosa porta di utile alimentarla? La nostra giornata, la nostra vita scorrerà lo stesso, e sta solo a noi decidere come vivere, sta solo a noi stabilire la qualità che vogliamo dare alla nostra vita.

Vivere così ci piace? Vivere di tensioni, di ansie e di paure è veramente quello che vogliamo? Come ci arricchiamo interiormente alimentando odio invece che amore? Veramente ci sentiamo superiori agli altri con tanto odio nel cuore? E questo è quanto sperava Gesù dando origine al Cristianesimo? Stiamo veramente facendo quanto Lui auspicava?

La mia risposta a tutto questo è «basta, non ne posso più».

La domanda successiva che mi pongo è questa: come posso fare per uscire fuori da tutto questo?

E la risposta è così semplice.. dobbiamo lasciar andare, dobbiamo lasciar scorrere, fluire le cose, i fatti, le situazioni. Lasciar andare, imparando ad agire e non più a reagire; comprendere che l’unica cosa che possiamo cambiare è noi stessi, non possiamo cambiare altro che il nostro cuore.

E tanto più vediamo lo schifo intorno a noi, tanto più lo schifo è in noi, perché ormai sappiamo che il mondo intorno e l’«altro» sono solo specchi nei quali ci riflettiamo e vediamo in nostro sentire profondo.

Vediamo un commento violento? Lasciamolo lì, non alimentiamo il sentimento negativo che c’è dietro, perché spesso, dietro una difesa si nasconde la stessa violenza dell’attacco.

Tutto è caotico? Disumano? Tutto è un caos? Cerchiamo di mettere ordine in noi, confidiamo nel nostro cuore e alimentiamo l’armonia, la pace, la serenità e così facendo, troveremo, anzi!, creeremo un mondo migliore.

Qualche giorno fa ho letto delle parole bellissime e piene di amore e che ora voglio condividere qui come messaggio di speranza e soluzione quotidiana:

«Bella la delicatezza di fermarsi. Appena in tempo, per non ferire.»           Cit. Web

💚

 

Gratitudine per il nostro pianeta Terra

La Terra è un pianeta meraviglioso, azzurro, bianco e verde, unico e fondamentale per la nostra esistenza.

In questi giorni, è stato commovente e bellissimo vedere le immagini della Terra, immersa nello spazio, in occasione del volo dell’astronauta italiano Luca Parmitano sulla Soyuz e poi sulla Stazione Spaziale Internazionale (l’ISS)…!

Per molti anni abbiamo sentito parlare di surriscaldamento globale, di sfruttamento sconsiderato della Terra, del disboscamento delle zone verdi di tutto il mondo, di preoccupazione per il benessere del nostro Pianeta.

Ma ci siamo veramente mai soffermati su quanto ha fatto e fa, ogni giorno, la Terra per noi? Cosa ha sopportato nei vari anni…? Esperimenti ed esplosioni, violenze, ferite che non hanno mai limitato il suo donarsi totalmente alla nostra esistenza, al nostro nutrimento, al nostro benessere.

Come sapete bene, anche perché lo ha confermato la scienza (esistono molti articoli anche della NASA), è iniziata la fase di inversione dei poli: «L’inversione del poli magnetici è un fenomeno naturale e periodico, avvenuto almeno un centinaio di volte negli ultimi 170 milioni di anni. L’ultima inversione completa è avvenuta circa 780mila anni fa, come ci ha riferito il dottor Domenico Di Mauro, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e coordinatore di tre osservatori geomagnetici in Italia. Un’inversione quasi completa, che alla fine non si è concretizzò, è avvenuta 40mila anni fa[1]

Gaia sta per affrontare un grosso cambiamento, e con lei, anche tutte le razze e le specie che vivono qui; ritengo doveroso e opportuno riconoscerle ora quanto ha fatto per noi.

E allora ben vengano tutte le iniziative a supporto del benessere del pianeta, Greta Thunberg e tutti i movimenti ambientalisti, perché non è importante fare le cose con l’onestà intellettuale richiesta, non siamo noi a dover stabilire chi agisce per il benessere del Pianeta e chi si muove per il proprio tornaconto: la cosa giusta è fare qualcosa di buono per la Terra.

Dovremmo tornare tutti alla natura: quest’anno ho deciso di prendere alcune piantine di verdure e piantarle in diversi vasi in giardino… sapeste che gioia mangiare i pomodorini raccolti direttamente dalla pianta!!!

Non diamo sempre tutto per scontato, dedichiamo del tempo o anche un solo pensiero, nell’arco della giornata, a ringraziare la Terra di quanto da sempre ci offre: coltivazioni, acqua, aria, nutrimento in tutte le sue forme, nonostante le continue ferite da noi inferte. Per non parlare dei meravigliosi tramonti e spettacolari paesaggi visibili intorno a noi!!

Ecco, io tengo molto ad esprimere anche qui la mia immensa gratitudine per la nostra Terra, che, insieme al Sole, permette a noi, piccoli esseri, di esistere.

Grazie Gaia! 💚

[1] Testo preso da https://scienze.fanpage.it/inversione-dei-poli-magnetici-sempre-piu-vicina-cosa-sta-succedendo-e-quali-sono-i-rischi/“; altre informazioni in https://www.igag.cnr.it/index.php/11-news-igag/13-inversione-di-polarita-magnetica-in-meno-di-un-secolo?jjj=1563881938138

Nuova vita

È passato molto tempo dall’ultima volta che ho scritto qualcosa… molte le cose accadute, molti impegni, molta fatica, ma siamo qui a vivere la vita.

Per tutti è un periodo complesso che ha tirato fuori avvenimenti e storie cicliche, venute a galla per essere comprese e poi risolte.

Quello che dobbiamo fare tutti, io per prima, è non combattere, non «reagire» a quanto accade, affrontando la vita in modo «morbido» e lasciando andare le cose in modo naturale.

Non è una cosa semplicissima, ma il risultato è garantito. Lottare, controbattere, arrabbiarsi, urlare, e quindi dispiacersi, riempirsi di tristezza, soffrire, avere paura, sono tutte emozioni che ostacolano il raggiungimento del nostro scopo: vivere bene, con gioia, amore e serenità. Tutto quello che ci allontana da queste tre cose, genera le sensazioni spiacevoli che ho elencato prima, che feriscono e fanno stare male.

C’è sempre una soluzione, c’è sempre una alternativa che ci porterebbe a vivere meglio, è sufficiente assecondare la vita, non combatterla.

Questo non significa avere un atteggiamento negativo o rinunciatario, piuttosto cercare di «osservare» gli avvenimenti in modo il più possibile neutro, «agire» e non «reagire» alle singole circostanze.

Chi ha periodi difficili e duri con cui confrontarsi quotidianamente, può limitarsi a vivere nel presente, senza farsi condizionare da quanto teme possa accadere in futuro, frutto, nella sua mente, di ciò che è accaduto nel passato. Ma futuro e passato, qualunque essi siano, fanno comunque parte di noi e contribuiscono a fare di noi quello che siamo «ora».

Lasciamo andare gli avvenimenti negativi vissuti perché sono nel passato e lì devono restare.

Perdoniamo a noi stessi gli eventuali errori commessi, perché ci hanno reso ciò che siamo oggi, senza giudizio, non c’è nulla da perdonarsi o perdonare, ogni cosa è quello che doveva essere. E non c’è nulla da perdonare agli altri, perché anche il solo pensare di “poter perdonare” ci riporta nel ruolo di vittima o carnefice e ci mantiene all’interno di emozioni negative senza, di fatto, aiutarci a vivere meglio.

Il nostro fine è comprendere quanto siano fondamentali Amore, Gioia e Serenità e quanto sia importante vivere in comunione con il nostro prossimo; lo notiamo di più proprio in un periodo dove la società tenta di metterci l’uno contro l’altro, andando ad alimentare tutte quelle emozioni negative che ci allontanano inesorabilmente dal nostro obiettivo.

Cercate di fare il più possibile ciò che vi piace, ma soprattutto, non costringetevi a fare quello che non vi va di fare; dedicatevi alle cose belle, alimentate sensazioni piacevoli, musica, ballo, arte, date voce alle vostre aspirazioni…!

Ogni vita vissuta è unica e irripetibile e merita di essere vissuta al meglio.

Buona vita a tutti! 💚

Cambiamenti

Tutti stiamo vivendo un periodo di grossi sconvolgimenti; alcuni di noi li vivono in prima persona, altri, invece, li vivono in persone molto vicine e care…

A volte ci ritroviamo ad essere come l’acqua nella pentola bollente e di essere al punto in cui il bollore la fa fuoriuscire dai bordi… non c’è modo di abbassare in tempo il fornello, l’acqua uscirà lo stesso.

Le sensazioni di sorpresa, stupore, dolore o rabbia si alternano nei nostri cuori e ci rendono confusi, insicuri e impauriti; quello che però dobbiamo sapere è che da tutto questo dolore può uscire solo del bene.

Qualunque sia il futuro della nostra vita, i cambiamenti ci scuotono dal torpore nel quale ci eravamo rifugiati, insoddisfatti nel cuore pur sentendoci al sicuro. La sensazione di sicurezza nasce però dalla paura del cambiamento, e spesso, preferiamo il certo all’incerto anche se quel «certo» non è il meglio per noi.

Ho trovato un articolo molto interessante che ho aggiunto anche sul blog (questa la URL: https://spiraglidiluce.org/2017/03/02/il-lato-oscuro-della-zona-di-comfort/), che spiega molto bene cosa significhi per noi essere nella “zona confortevole”.

«Non esiste, infatti, solo la zona confortevole, di cui abbiamo parlato prima, ma anche una zona oscura. In questa seconda zona, ci si abitua alla disarmonia ed alla sofferenza. Ci si abitua così tanto che ad un certo punto diventa quasi irrinunciabile il viverci dentro.»

Spesso si fa fatica ad uscire dalla routine della nostra vita; può essere soddisfacente o dura, ma non importa, perché per noi quella è “la nostra vita”.

Quello che, invece, dovremmo sempre chiederci è se la nostra vita ci rende felici, perché solo se siamo gioiosi, in pace con noi stessi e con gli altri, possiamo veramente dire che quello che stiamo vivendo è il bene per noi.

Quando invece ci rendiamo conto che in noi manca la sensazione di felicità e serenità interiore, allora, molto probabilmente, ci stiamo accontentando di qualcosa che assomiglia molto alla zona oscura di cui parlava l’articolo.

Non dobbiamo più avere paura, non abbiate paura di vivere cercando, aspirando alla gioia, alla felicità. Non scambiate l’abitudine per felicità, perché non gli assomiglia affatto!!

Basta accettare compromessi, basta essere esitanti…!!! Troviamo in noi il coraggio di affrontare le nuove avventure che la vita ci propone, con gioia e speranza!

Auguro a tutti voi un nuovo anno, il 2019, che vi permetta di raggiungere il vostro traguardo, stracolmo di gioia e Amore!

💚

Amico specchio

L’amico specchio di cui vorrei parlarvi non è quello che atterrisce molte persone, soprattutto prima del periodo estivo (perché non c’è alcuna “prova costume” da sostenere…!), ma è quello che quotidianamente accade senza che noi ce ne rendiamo conto.

La vita ci presenta di continuo situazioni «specchio» di ciò che è presente in noi.

In genere abbiamo tutti una persona in cui notiamo, in modo eclatante, il difetto o i difetti, che ci infastidiscono sopra ogni cosa; una evidenza così forte da oscurare tutti i suoi lati positivi e personificarla nel difetto.

Bene.

La maggior parte delle volte il difetto che vediamo nell’altro, tanto irritante, è una nostra caratteristica.

So che ora molti di voi diranno: «Si sta sbagliando! Non è così, non è così PER ME!»

Quando ci troviamo di fronte a persone che hanno tutte la stessa tipicità negativa, quando questa caratteristica risuona dentro di noi, per poi continuare a ripresentarsi in altre circostanze, credetemi, è una peculiarità nostra.

Chi nota spesso l’aggressività delle persone, molto probabilmente, in fondo a se stesso, ha una aggressività, magari repressa, ma presente; lo stesso accade per chi nota la debolezza altrui, perché probabilmente ha delle fragilità che non accetta.

Tutte le situazioni che ciclicamente la vita ci ripresenta, sono gli indizi da utilizzare per capire qualcosa di più su noi stessi, con l’obiettivo di riconoscere il problema, ma tenendo presente che poi dobbiamo anche comprenderlo e accettarlo. Vedremo allora che le circostanze ripetitive saranno sempre meno frequenti fino a non presentarsi più e quello sarà il segnale che ne siamo usciti.

La vita offre l’opportunità di svolgere un grande lavoro su noi stessi, ma deve essere fatto senza finzione se si vuole veramente riuscire a stare bene. Diciamoci la verità, in queste contesti, non è facile convivere con noi stessi, perché in fondo sappiamo benissimo di avere qualcosa da risolvere!

Ma, come scrivevo prima, le situazioni devono essere prima comprese e poi accolte.

Dobbiamo accettarci così come siamo sempre, perché non c’è passato che conti, non c’è futuro già deciso, c’è il presente e solo il presente con cui confrontarci.

Ripensare continuamente al passato, ai nostri errori di allora o agli errori altrui, non porta a nulla, crea solo scompenso, ansia, rabbia, tristezza. Avete fatto caso che si rimugina molto più sugli eventi negativi del passato e quasi mai sulle situazioni che ci hanno resi felici? O, se si pensa ad un momento gioioso, è solo per notare che non c’è più? Guardiamo al negativo con una facilità sconcertante, ma sbagliamo a farlo.

Il passato, nel bene e nel male, ci ha resi quello che siamo. Ha importanza solo in funzione di quello che siamo OGGI. Non c’è errore o rimpianto su cui scervellarsi, siamo oggi quello che siamo, è così e basta.

Il futuro? Chi guarda al futuro sa bene che sono soltanto speranze o timori, a seconda del proprio stato d’animo, ma nulla di certo.

Quello su cui dobbiamo puntare, quello su cui possiamo contare, è solo «l’adesso».

💚

Amare se stessi

Spesso, guardando intorno a me, o guardandomi allo specchio, mi accorgo di un grande problema che in molti abbiamo: non amiamo noi stessi.

A volte è perché non ci sentiamo amati dalle persone che abbiamo intorno, a volte è perché dobbiamo perdonarci qualcosa; non è importante la causa, ma l’effetto finale.

Io ho convissuto per anni cercando di farmi amare da mia madre, renderla felice di come ero, rendermi visibile ai suoi occhi. Ascoltavo le lamentele sulle figlie «ribelli», e cercavo di essere perfetta.

A seguire, ho vissuto cercando di essere la moglie migliore, l’amica migliore e, per finire, la madre migliore, con il risultato, opposto, di non sentirmi “migliore” affatto, in nessun caso.

Non ho limitato al mondo affettivo questo mio desiderio, anche al lavoro ho cercato sempre di essere migliore; ho dato moltissimo, perché mi piaceva ed ero felice di farlo. Non ho lavorato, ho «giocato», ed è stato bellissimo fino a quando mi sono fatta trascinare da questo spirito gioioso.

Solo nel periodo scolastico non ho dato il meglio di me, chissà perché…  😄

E poi subentra la paura di deludere gli altri. Gli altri che amiamo e che stimiamo, e che ci amano per come siamo e non per come vorremmo essere… Ma non c’è un controllo sulla nostra paura e, quindi, ce la prendiamo con noi stessi.

Giudichiamo gli altri con la nostra chiusura mentale, vedendo quello che vogliamo vedere, e poi, di conseguenza, ce la prendiamo con noi stessi e ci diamo un giudizio impietoso per non essere in grado di «meritare» l’affetto o l’amore altrui… Superbia, giudizio, questi sono i sentimenti che ci animano…

A volte, agli altri perdoniamo o passiamo sopra a cose anche grosse, ma a noi stessi non perdoniamo neppure la più piccola sbavatura. Esigenti e severi, fino alla crudeltà.

E poi “è sempre colpa nostra” se deludiamo gli altri, non c’è molto da aggiungere.

Eppure… eppure…

Ci sono voluti molti anni per comprendere di essere sempre stata amata da mia madre, moltissimo. Non era lei a non amarmi, ero io chiusa a sentire il suo amore. Lei aveva il suo modo di manifestarlo, forse poco evidente, ma l’amore che provava era immenso, come solo può esserlo quello di una mamma verso un figlio.

Sono dovuta andare al di là delle apparenze, delle infrastrutture che avevo costruito intorno al nostro rapporto, aprire il mio cuore per comprendere lei, e, piano piano, a seguire, tutti gli altri.

La maggior parte dei problemi che abbiamo con il prossimo dipendono dal modo in cui noi leggiamo le scene vissute insieme; diamo interpretazioni tutte nostre per poi crearci sopra dei film… Bisogna raschiare via tutte le sovrastrutture che mettiamo nel rapporto con gli altri, non lasciare agire il mentale, ma lasciare andare solo il cuore.

Spontaneità, leggerezza, solo questo. Gli altri sono come sono, non ci può essere alcun giudizio, perché giudicando, mettiamo noi e le nostre sovrastrutture addosso alle persone, alterando la nostra visione di “loro” e il legame esistente.

Dopo anni e anni, questo almeno sono riuscita a comprenderlo bene.

Ora mi resta il lavoro su me stessa… perché temo il giudizio degli altri? Perché penso ancora di deluderli?

O, almeno, perché vivo come un «dramma» il deludere qualcuno? Forse l’altro non è deluso affatto, perché non è colpito come me dal singolo episodio, o, forse, comprende i motivi che mi hanno spinta a fare qualcosa che lo ha deluso, e non se ne fa un problema…

Perché giudico me stessa? Bella domanda, vero?

Giudico me stessa perché applico lo stesso metodo che uso per gli altri, utilizzando però meno tolleranza…

Gli altri ci fanno da specchio. I difetti e le qualità che riscontriamo in loro, le abbiamo anche noi. E quando esprimiamo un giudizio sugli altri, in realtà stiamo giudicando noi stessi.

È un circolo vizioso… più giudichiamo severamente gli altri, più abbassiamo la nostra autostima.

Non so chi ha scritto questa frase che ho trovato su internet, forse un anonimo: “Conosci il mio nome, ma non la mia storia. Hai sentito parlare di ciò che ho fatto, ma non hai vissuto ciò che ho vissuto io. Sai dove sono, ma non da dove vengo. Mi vedi ridere, ma non sai quanto ho sofferto. Smetti di giudicarmi.”

Gli altri hanno una loro storia dietro, proprio come noi… Forse è il caso di ripetere, parlando di loro, che hanno problemi «proprio come me» …

Ho estratto questo testo da un link che ho già condiviso sul mio blog, che trovo interessante:

«Giudicare le persone equivale ad osservare un tuo stato di sofferenza spostando il punto di vista. Fare ciò non ti permetterà di star meglio, e come conseguenza aggraverà il senso di malessere.

È un concetto che ho approfondito recentemente e che mi ha fatto riflettere poiché rispecchia culturalmente il mondo attuale. C’è molta gente che oggi giudica gli altri per scontrarsi con le loro ideologie politiche, per denigrare le differenze culturali, per condannare in modo assoluto una persona da un suo atteggiamento.

Eppure, se ci fermiamo un attimo a ragionare, cosa si guadagna a giudicare le persone? Cosa c’è di buono nell’imporre una propria visione sulla vita e le idee degli altri in modo così aspro e spietato? La risposta è semplice: niente.

Anzi, piuttosto che da guadagnare c’è da perdere: si sprecano energie e tempo per costruire situazioni di scontro che contribuiscono a far star male e alimentano stati d’animo poco piacevoli di rabbia e rancore.

Giudicare, allora, è un modo per proiettare gli aspetti di te che non accetti ed evitare di assumerti la responsabilità di un lavoro di consapevolezza per migliorarli e cambiarli.
Per portare luce alle tue zone d’ombra, prova a fermarti ogni volta che stai per emanare il tuo giudizio nei confronti di qualcuno e chiediti:

Cosa mi spinge a giudicare questa persona?  Qual è il bisogno che sto cercando di soddisfare?

Se ad esempio provi rabbia e fastidio per le persone che amano stare al centro dell’attenzione, interrogarti su cosa davvero ti spinge a giudicarle potrebbe portarti a scoprire che anche tu provi il bisogno di sentirti visto e che per qualche motivo tendi a reprimere il tuo desiderio.
Se tendi a squalificare alcuni tuoi amici di fronte al gruppo, forse vuoi nascondere una bassa autostima e dimostrare invece di essere superiore a loro.

Ancora, giudicare una persona alle sue spalle potrebbe essere un atteggiamento di difesa che tiene gli altri lontani per paura di essere tradito.

Insomma, giudicare le persone è il modo per alimentare anzitutto il giudizio verso le parti di te che non accetti. Di conseguenza, il tuo giudice interno diverrà sempre più rigido nei tuoi confronti, ti imporrà di star male e farà terra bruciata nel campo delle tue relazioni poiché le persone non riusciranno più ad avvicinarsi e a fidarsi di te.»

Per interrompere questo circolo vizioso, è sufficiente riconoscere il momento in cui stiamo per formulare un giudizio e spostare volontariamente il pensiero sulle cose positive; l’altra persona ha i suoi problemi, le sue sofferenze, ma sicuramente avrà anche un percorso di vita che l’ha portata ad essere così com’è, a fare quello che fa e nel modo in cui lo fa, “proprio come me”.

L’accettazione di com’è l’altro porterà noi all’accettazione di noi stessi.

Il fatto di aver notato in mia madre, o nelle persone intorno, difficoltà a comunicare amore, vuol dire che anche io ho questa difficoltà.

Sono circondata da persone così, come avrebbe potuto essere più chiara con me la vita?

Ma adesso basta.

Voglio comunicare “da cuore a cuore” con tutti; basta fermarmi alla maschera che ciascuno indossa nei rapporti umani. Basta bloccarsi in base al comportamento delle persone, perché dobbiamo guardare il cuore degli altri, non altro.

È il cuore che vuole bene, non la mente.

Nuova parola nel mio vocabolario: accettazione.

Accettare il passato, il futuro, la vita. E accettare se stessi, perché la nostra «perfezione» è nell’essere imperfetti. Facciamo le cose così come riusciamo a farle, perché nessuno pretende di più da noi, non dobbiamo farlo neppure noi…

Non si deve essere «Gesù» per essere terapeuta, non si deve essere «Leopardi» per scrivere una poesia.

Siamo quello che siamo, divenuti così giorno dopo giorno, con le nostre esperienze, i nostri dolori e le nostre gioie. E non dobbiamo essere né un grammo di più, né un grammo di meno, perché altrimenti non saremmo così «perfetti».

❤️

La vita e il dolore

Vorrei approfittare di questo spazio per affrontare argomenti non semplici, invitandovi a riflettere, insieme a me, su temi importanti.

Evitando frasi scontate da bigliettino di un bacio Perugina, vorrei parlare di fatti reali che accadono, o possono accadere, nella vita di ciascuno di noi, e vorrei farlo senza dovermi arrampicare sugli specchi o omettere questioni delicate, che colpiscono tutti noi, solo perché non saprei cosa dire.

Non sempre c’è la risposta ai nostri «perché?», ma questo non deve obbligarci a non porci le domande.

Per questo oggi vorrei parlarvi di una cosa.

Giorni fa ascoltavo la canzone di Fiorella Mannoia, presentata al festival di Sanremo nel 2017, dal titolo “Che sia benedetta” e mi sono soffermata su alcune parti di testo:


Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta
E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta, tenersela stretta

A chi trova se stesso nel proprio coraggio
A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio
A chi lotta da sempre e sopporta il dolore
Qui nessuno è diverso, nessuno è migliore
A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero
A chi resta da solo abbracciato al silenzio
A chi dona l’amore che ha dentro

Ascoltare le parole di questa canzone riempie il cuore.

La vita è perfetta. È così, ma come spiegarlo a chi perde una persona cara in un tragico incidente, o nel crollo di un ponte, o distrutto, devastato da una estenuante e lunga malattia? Oppure ucciso in una rapina o in un attentato terroristico?

Ecco il problema: come conciliare la perfezione della vita con questo tipo di dolore?

Come trovare conforto in alcuni discorsi vacui dei preti durante le omelie dei funerali, dove cercano di convincere tutti di quanto sia fortunata la persona deceduta perché “ora è al cospetto di Dio”, apparentemente trascurando o non dando la giusta importanza all’immenso dolore di chi resta qui sulla Terra, di chi ha appena perso una persona cara, un amico, un genitore, un figlio.

Chissà perché queste riflessioni mi hanno, invece, fatto tornare in mente le parole di una poesia o di un messaggio di cui non ho trovato il vero autore (anonimo? Margaret Fishback Powers? Altro?):

Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata.
E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme:
le mie e quelle del Signore.
Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma, proprio nei giorni più difficili della mia vita.
Allora ho detto:
“Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che staresti stato sempre con me.
Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”.
E lui mi ha risposto:
“Figlio mio, tu lo sai che io ti amo e non ti ho abbandonato mai:
i giorni nei quali c’è soltanto un’orma sulla sabbia
sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”.

In realtà, non sappiamo veramente nulla di niente. Ignoriamo il perché di alcune cose, ignoriamo cosa c’è al di là del velo e il significato che diamo a certi avvenimenti è, il più delle volte, sbagliato.

Non sappiamo perché la Vita ci fa vivere queste esperienze, perché ci fa provare dolori insopportabili e poi ci fa trovare in noi la forza di sostenerli, non sappiamo e non possiamo capire ora.

Dobbiamo fidarci delle scelte che abbiamo fatto nascendo, di quello che abbiamo ritenuto importante imparare e che abbiamo accettato ancor prima di viverlo.

Vedere la speranza oltre il dolore.

Sembra impossibile, ma nulla è impossibile, non dobbiamo dimenticarlo mai.

Mi auguro solo che, al di là del velo, avremo la possibilità di comprendere questo dolore, perché farlo ora è difficile. La vita offre risorse inumane, riesce a dare la forza di andare avanti anche a chi ha perduto tutto, a chi pensa di aver perso l’anima. Può non essere comprensibile a noi ora, ma tutti abbiamo in noi l’opportunità e la forza di andare avanti.

Tanti anni fa, una zia di mia madre, che molti anni prima aveva perso un figlio per una malattia, dopo la morte del suo secondo marito, mi disse: “sai, dopo che hai vissuto la morte di un figlio, tutto il resto del dolore è sopportabile, è niente”.

Un dolore immenso ma che era riuscita a superare con una forza d’animo inaspettata, impensabile.

Probabilmente era stata anche lei portata in braccio lungo la spiaggia della vita…

❤️