La vita e il dolore

Vorrei approfittare di questo spazio per affrontare argomenti non semplici, invitandovi a riflettere, insieme a me, su temi importanti.

Evitando frasi scontate da bigliettino di un bacio Perugina, vorrei parlare di fatti reali che accadono, o possono accadere, nella vita di ciascuno di noi, e vorrei farlo senza dovermi arrampicare sugli specchi o omettere questioni delicate, che colpiscono tutti noi, solo perché non saprei cosa dire.

Non sempre c’è la risposta ai nostri «perché?», ma questo non deve obbligarci a non porci le domande.

Per questo oggi vorrei parlarvi di una cosa.

Giorni fa ascoltavo la canzone di Fiorella Mannoia, presentata al festival di Sanremo nel 2017, dal titolo “Che sia benedetta” e mi sono soffermata su alcune parti di testo:


Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta
E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta, tenersela stretta

A chi trova se stesso nel proprio coraggio
A chi nasce ogni giorno e comincia il suo viaggio
A chi lotta da sempre e sopporta il dolore
Qui nessuno è diverso, nessuno è migliore
A chi ha perso tutto e riparte da zero perché niente finisce quando vivi davvero
A chi resta da solo abbracciato al silenzio
A chi dona l’amore che ha dentro

Ascoltare le parole di questa canzone riempie il cuore.

La vita è perfetta. È così, ma come spiegarlo a chi perde una persona cara in un tragico incidente, o nel crollo di un ponte, o distrutto, devastato da una estenuante e lunga malattia? Oppure ucciso in una rapina o in un attentato terroristico?

Ecco il problema: come conciliare la perfezione della vita con questo tipo di dolore?

Come trovare conforto in alcuni discorsi vacui dei preti durante le omelie dei funerali, dove cercano di convincere tutti di quanto sia fortunata la persona deceduta perché “ora è al cospetto di Dio”, apparentemente trascurando o non dando la giusta importanza all’immenso dolore di chi resta qui sulla Terra, di chi ha appena perso una persona cara, un amico, un genitore, un figlio.

Chissà perché queste riflessioni mi hanno, invece, fatto tornare in mente le parole di una poesia o di un messaggio di cui non ho trovato il vero autore (anonimo? Margaret Fishback Powers? Altro?):

Ho sognato che camminavo in riva al mare con il Signore e rivedevo sullo schermo del cielo tutti i giorni della mia vita passata.
E per ogni giorno trascorso apparivano sulla sabbia due orme:
le mie e quelle del Signore.
Ma in alcuni tratti ho visto una sola orma, proprio nei giorni più difficili della mia vita.
Allora ho detto:
“Signore, io ho scelto di vivere con te e tu mi avevi promesso che staresti stato sempre con me.
Perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti più difficili?”.
E lui mi ha risposto:
“Figlio mio, tu lo sai che io ti amo e non ti ho abbandonato mai:
i giorni nei quali c’è soltanto un’orma sulla sabbia
sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”.

In realtà, non sappiamo veramente nulla di niente. Ignoriamo il perché di alcune cose, ignoriamo cosa c’è al di là del velo e il significato che diamo a certi avvenimenti è, il più delle volte, sbagliato.

Non sappiamo perché la Vita ci fa vivere queste esperienze, perché ci fa provare dolori insopportabili e poi ci fa trovare in noi la forza di sostenerli, non sappiamo e non possiamo capire ora.

Dobbiamo fidarci delle scelte che abbiamo fatto nascendo, di quello che abbiamo ritenuto importante imparare e che abbiamo accettato ancor prima di viverlo.

Vedere la speranza oltre il dolore.

Sembra impossibile, ma nulla è impossibile, non dobbiamo dimenticarlo mai.

Mi auguro solo che, al di là del velo, avremo la possibilità di comprendere questo dolore, perché farlo ora è difficile. La vita offre risorse inumane, riesce a dare la forza di andare avanti anche a chi ha perduto tutto, a chi pensa di aver perso l’anima. Può non essere comprensibile a noi ora, ma tutti abbiamo in noi l’opportunità e la forza di andare avanti.

Tanti anni fa, una zia di mia madre, che molti anni prima aveva perso un figlio per una malattia, dopo la morte del suo secondo marito, mi disse: “sai, dopo che hai vissuto la morte di un figlio, tutto il resto del dolore è sopportabile, è niente”.

Un dolore immenso ma che era riuscita a superare con una forza d’animo inaspettata, impensabile.

Probabilmente era stata anche lei portata in braccio lungo la spiaggia della vita…

❤️

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